Super bonus al capolinea
APPC – insieme ad alcuni economisti, ai massimi organismi finanziari internazionali e a Banca d’Italia – è stata facile profeta nel prevedere il tragico naufragio del superbonus, disastro annunciato che non ci conforta.
Abbiamo commentato e fatto nostro lo studio di Banca d’Italia sulle criticità del super bonus, studio del tutto ignorato da molte forze politiche e sindacali.
Lo studio di Banca d’Italia, il n. 720 del 18/10/22, fa una analisi impietosa anche sui presunti benefici ambientali derivanti dall’impiego di 13,95 miliardi di euro del PNRR. Va precisato che dei miliardi impiegati dallo stato per i super bonus è solo questa la parte che viene finanziata dall’Europa, il resto (oltre 110 miliardi) sono risorse finanziarie che dovranno essere reperite da altre fonti (nuove tasse, debito pubblico, riduzione di altre spese, incremento del Pil).
Il ruolo di cassandre non è mai bello, anche perché, purtroppo, spesso non si viene ascoltati. Super bonus facciate prima e super bonus 110% dopo sono stati il risultato della politica del “tutto gratis”, del populismo malsano e autolesionista che nessuna forza politica al governo ha avuto il coraggio di fermare prima che i danni fossero irreparabili. L’unica eccezione è stata la parentesi del governo Draghi che ha fatto scendere dalle nuvole i venditori di sogni.
Il governo Meloni (al netto di alcune insane fibrillazioni e distinguo) si è mosso nella linea economica tracciata da Draghi con l’intento di salvaguardare i conti dello Stato. Ha evitato, tra l’altro, che le regioni diventassero pseudo banche e impiegassero le loro risorse aumentando il debito pubblico.
Il super bonus 110% è un provvedimento che è stato cambiato ben 14 volte in 20 mesi: è un mostro giuridico. Ha costituito, inoltre, un affronto alla Costituzione e alla dignità, alla correttezza e all’etica che dovrebbero sempre sovrintendere l’attività parlamentare.
Adesso però bisogna affrontare l’emergenza per dare fiato e speranza ai cittadini e alle imprese che si sono ingenuamente fidati di leggi finanziariamente insostenibili per il bilancio dello stato.
Sanata questa fase di allarmante criticità bisognerà ripensare a tutta la filosofia dei bonus edilizi: ritornare a immaginare e praticare soluzioni, nello spirito del Piano Fanfani del secondo dopoguerra, per affrontare le ristrutturazioni edilizie in base ai criteri dettati dall’Unione Europea ai fini della “rivoluzione energetica”.
APPC ha già elaborato un progetto concreto, fattibile, che vede lo stato garante e non erogatore di denaro senza necessità di controlli burocratici e procedure farraginose.
Il nostro progetto, presentato a Genova il 15 maggio scorso, prevede anche modifiche alla normativa che disciplina l’istituto condominiale sia con riferimento all’art 1136 c.c. che all’art al 1135 c.c. Si prevede inoltre un rinvio esplicito per le opere straordinarie all’art. 1108 c.c.
Occorre riconoscere al condominio la personalità giuridica, adeguare la qualità e la formazione degli amministratori condominiali ai nuovi e complessi compiti che la professione assegna a fronte di un mandato di più lunga durata.
Non è moralmente e politicamente accettabile ed è in contrasto con i principi costituzionali che bonus e super bonus vadano prevalentemente a vantaggio prevalente delle classi medio alte e siano pagati con le imposte dei piccoli proprietari, dei conduttori, dei lavoratori, delle imprese e dei pensionati.
Tali tipologie di elargizioni da parte dello stato determinano iniquità e regressività nel carico tributario. Infine è auspicabile una seria autocritica da parte delle associazioni imprenditoriali -e non solo – sulla loro mancata attenzione alle disfunzioni del super bonus.
Sbagliare è umano, anche per la politica e le associazioni, perseverare negli errori che determinano conseguenze tragiche non è solo diabolico, ma suicida.
Appc è pronta e si assume l’onere di una proposta coraggiosa, complessa, da analizzare in un libero confronto di idee.
Si costituisca subito un tavolo interparlamentare emergenziale intorno al quale si confrontino tutte le forze politiche (di maggioranza e minoranza) e sindacali rinunciando a istanze populiste e corporative. Quando la patria brucia le divisioni debbono essere messe da parte, ne va dell’interesse della nazione e del futuro dei nostri figli.
Vincenzo Vecchio Presidente APPC Mario Fiamigi Segretario APPC